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THE IRON LADY Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 20 febbraio 2012
 
di Phyllida Loyd, con Meryl Streep, Jim Broadbent, Susan Brown (Gran Bretagna, 2011)
 
Ha scritto "Positif" che mai nella storia del cinema si era riusciti, grazie al trucco, a modificare gli effetti del tempo sul viso di un'attrice come nella ricostituzione dell'itinerario esistenziale di Margaret Thatcher. Direi di più: l'incredibile interpretazione di Meryl Streep penetra nell'intimo delle movenze (e quindi in parte di una psicologia anche contraddittoria) letteralmente corporee della propria creatura. Dalle primissime sequenze, quando la vediamo anchilosata e quasi senile, ottantenne ma ancora vigile: ma non al punto dal non sapersi costruire una strategia per sfuggire alla sorveglianza, andandosene ad acquistarsi una confezione di latte al supermercato. Togliendosi pure la soddisfazione di polemizzare con la cassiera per l'ennesimo rincaro del prodotto; prima di ritornarsene agli affettuosi litigi quotidiani con il fantasma del marito (Jim Broadbent), deceduto ormai da diversi anni.

Affrontato cosi immediatamente l'aspetto più spinoso, quello della degradazione fisica di un personaggio vissuto nell'immensa vitalità del potere, grazie al magico potere di quei truccatori e all'immedesimazione dell'attrice, THE IRON LADY può iniziare la sua serie incessante di andirivieni temporali. E uno dei piaceri per chi ama questo genere di operazione consisterà proprio nel verificare la meticolosa esattezza delle ambientazioni. Saranno i ritorni alla caparbia ambizione dell'adolescente, agli undici anni da Primo Ministro di una delle più intransigenti conservatrici della storia, alla sua vittoria clamorosa nei confronti del machismo politico e sociale britannico. Poco o niente, agli strascichi storici della sua prepotente egemonia politica, sociale ed economica, a una caparbietà di stampo churchilliano che si trasformerà in ostinazione monomaniacale, a un'intransigenza caratteriale che faciliterà la violenza nei confronti degli operai in sciopero piuttosto che dei militanti nelle carceri irlandesi. Nell'ottica della regista Phyllida Loyd (MAMMA MIA!) è inutile cercare gli echi di una biografia analitica; piuttosto, sostenuto dall'incredibile virtuosismo mimetico di Meryl Streep, l'omaggio ammirato alla scalata imperiosa di una figlia di droghiere. E l'inchino affettuoso, patetico più che sarcastico, dimentico come quello degli autori del film, a una vecchia signora.


   Il film in Internet (Google)

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